Sto (ri)leggendo Flow – Psicologia dell’esperienza ottimale di Mihály Csíkszentmihályi, e sono stato colpito da alcune affermazioni sulla natura della nostra coscienza.
- La nostra vita è la somma delle nostre esperienze coscienti
- Le nostre esperienze sono limitate dalla capacità di elaborazione del nostro sistema nervoso, che sembra essere in grado di elaborare 7 bit di informazione contemporaneamente (su questo tema potete anche leggere The Magical Number Seven, Plus or Minus Two: Some Limits on our Capacity for Processing Information, di George A. Miller)
- Secondo Csíkszentmihályi due esperienze possono essere discriminate solo se tra l’una e l’altra trascorre almeno 1/18 di secondo
- Un rapido calcolo ci porta a stimare in 185 miliardi il numero di esperienze che – almeno in teoria – possiamo provare in una vita intera.
Tutto ciò premesso mi sembra che concentrarsi sulla durata della vita (le famose 4.000 settimane di cui parla Oliver Burkeman nel suo libro “Come fare per avere più tempo”) sia meno interessante che concentrarsi sulla qualità delle esperienze che viviamo. Mi sembra anche che le 4.000 settimane di Burkeman ci spingano verso una “mentalità della scarsità”, ovvero ci portino a dire che la vita è breve; i 185 miliardi di esperienze da vivere, invece, ci possono spingere verso una “mentalità dell’abbondanza”, nella quale considerare che la vita può contenere una enorme quantità di esperienze significative.
Ah, ho chiesto a ChatGPT 4 di prepararmi un’immagine per questo post, spero vi piaccia….