Siamo Knowledge Worker, il che significa che il nostro lavoro è basato sulla conoscenza. Per lavorare bene abbiamo bisogno di Knowledge Management. D’accordo con Tiago Forte abbiamo stabilito che il Knowledge Management è una forma di comunicazione documentata con delle persone che avranno bisogno di informazioni in futuro. Fin qui tutto OK; adesso come si fa a catturare la conoscenza in modo che possa essere trasmessa? Risposta banale; prendiamo nota delle informazioni nuove e rilevanti con cui entriamo in contatto. Peccato però che nessuno di noi sia stato formato a questo scopo; siamo stati tutti formati per prendere note in ambito scolastico, non in ambito professionale. E l’ambito professionale è profondamente diverso da quello scolastico, per i seguenti motivi:
- Nel modo del lavoro non è affatto chiaro cosa debba essere annotato.
- Nessuno ci dice quando o come verranno utilizzate le note.
- Il “test” può arrivare in qualsiasi momento e in qualsiasi forma.
- È possibile fare riferimento alle note in qualsiasi momento, a patto di averle prese.
- Ci si aspetta che si agisca sulle proprie note, non solo che le si rigurgiti.
Morale; alla base di un sistema di Knowledge Management c’è la capacità di ogni membro dell’organizzazione di catturare informazioni sotto forma di note. Per catturare note in modo efficace c’è bisogno di un metodo. Io utilizzo da qualche tempo con successo il metodo Zettelkasten, definito nel secolo scorso dal sociologo Niklas Luhmann, che ha come obiettivo la creazione di una vera e propria rete di concetti. Quella che vedete in figura è la rappresentazione grafica della mia knowledge base implementata su Obsidian; vi farò vedere come funziona in uno dei miei prossimi post.