Stamani Andrea Giuliodori, l’autore di Efficacemente, ha inviato alla sua newsletter “Pre-365: un anno epico” una email in cui raccomanda di chiedersi per cinque volte il perché del progetto più importante che desideriamo portare avanti. Ryder Carrol, l’autore del metodo Bullet Journal, dice più o meno la stessa cosa nel suo corso online di introduzione al metodo. Ma… perché si usano i cinque perché? Funzionano?
Partiamo dall’inizio; il metodo Five Whys è uno dei due metodi generalmente raccomandati per la RCA, l’analisi della causa radice di un problema (l’altro è il diagramma di Ishikawa). La causa radice è una causa che, una volta rimossa, porta all’eliminazione definitiva del problema.
Si ritiene che il metodo sia stato introdotto da Taichi Ohno, l’ideatore del Toyota Production System, il quale raccomandava ai dirigenti di chiedersi per cinque volte il perché di un problema prima di provare a risolverlo. Il metodo prevede cinque passi, che devono essere eseguiti scrupolosamente:
- Identificare il Problema: Definire il problema in modo specifico.
- Chiedere il Primo Perché: Porre la domanda “Perché questo problema si è verificato ?” La risposta a questa domanda dovrebbe essere basata su fatti concreti e dovrebbe essere il più diretta possibile.
- Proseguire con le Domande Successive: Dopo aver risposto al primo “Perché”, continuare a chiedere il “Perché” di ogni risposta data. Questo processo aiuta a scavare più a fondo nelle cause radice del problema.
- Ripetere fino alla Radice del Problema: Continuare a chiedere “Perché” fino a quando non si raggiunge la causa radice del problema o non si stabilisce che la causa radice non è compresa nell’ambito di controllo del team che sta eseguendo l’analisi.
- Identificare le Azioni Correttive: Una volta identificata la causa radice, sviluppare un piano di azioni correttive per affrontarla.
Semplice, vero? Purtroppo non è così; nonostante l’analisi della causa radice sia diventata da anni obbligatoria in molti settori industriali la sua adozione non ha portato a miglioramenti osservabili (vedi lo studio citato nei commenti).
E come avviene spesso l’insuccesso – totale o parziale – di un metodo non ha portato a una riflessione approfondita, ma all’introduzione di metodi nuovi destinati a fare la stessa fine.
Lo studio “Five Whys Root Cause System Effectiveness: A Two Factor Quantitative Review” https://digitalcommons.wku.edu/cgi/viewcontent.cgi?article=4102&context=theses ha invece approfondito il problema, dimostrando che per far funzionare 5 Whys è indispensabile un facilitatore esperto e adeguatamente formato, e che il processo che vi ho descritto sopra deve essere applicato con rigore.
Morale; tutti i metodi sono degli spunti che facilitano il raggiungimento degli obiettivi, non delle soluzioni magiche ai problemi. Se un metodo non ha funzionato per voi cercate di capire il perché prima di sostituirlo con un metodo nuovo…