Iniziamo con una definizione e un problema; l’Information Overload è la differenza tra le informazioni effettivamente disponibili e le informazioni che possiamo processare. Il problema è che secondo molti autori l’Information Overload genera stress, ansia, senso di sopraffazione.
La prima argomentazione arriva da Clay Shirky; ci sono sempre state più informazioni di quelle che siamo in grado di processare, e nessuno si è mai sentito stressato dal fatto che le biblioteche fossero piene di libri non letti. Il problema è che i nostri filtri non funzionano, e quindi siamo inondati da informazioni irrilevanti, nel mezzo delle quali si nascondono le informazioni utili; il vecchio problema dell’ago nel pagliaio.
La seconda argomentazione arriva da Nicholas Carr, ed è stata appena ripresa da Oliver Burkeman, l’autore di Four Thousand Weeks. Secondo Carr e Burkeman i nostri filtri funzionano fin troppo bene, e quindi siamo inondati da troppe informazioni utili. Non si tratta di cercare un ago in un pagliaio, ma di avere un mucchio di aghi delle dimensioni di un pagliaio. L’unica soluzione è rassegnarsi, non riusciremo mai a catturare tutte le informazioni interessanti.
Una terza argomentazione meno diffusa sul Web e che però mi ha fatto pensare arriva da A.J. Marr; l’Information Overload di fatto non esiste. Non siamo inondati da informazioni utili, ma di informazioni accuratamente progettate per suscitare la nostra curiosità, soprattutto facendo leva sul concetto di “novità” che cattura la nostra attenzione. Se ci limitassimo a catturare le informazioni che ci servono l’Information Overload scomparirebbe di botto.
Cosa ne pensate? Questo tema, apparentemente astratto, ha una ripercussione importante sui nostri sistemi di produttività individuale; cosa dobbiamo catturare e cosa dobbiamo lasciar perdere?