Chunking

L'immagine mostra un cervello umano. Al centro del cervello, si trova il numero "4".

L’immagine che ho riportato nel post è presa dalla presentazione ufficiale del metodo GTD®, presentazione che ho utilizzato tante volte negli ultimi anni. Secondo gli autori la slide rappresenta il numero di pensieri che possono essere contemporaneamente presenti nella nostra coscienza. Le cose non stanno proprio così. Gli studi originali fanno riferimento al numero di input che si suggerisce di presentare in qualsiasi interfaccia utente allo scopo di facilitare l’assorbimento delle informazioni. Sembra sia più efficace fornire le informazioni in quattro blocchi (o sette, a seconda degli autori); questa tecnica prende il nome di “chunking”. In pratica invece di fornire la stringa “abcdefghijkl” risulterebbe più efficace fornire “abc” “def” “ghi” “jkl”. Qualunque utilizzo di questa ricerca al di fuori della progettazione di interfacce utente non è considerato corretto.,

Attenzione residua; cos’è e come combatterla

Illustrazione che rappresenti il concetto di attenzione residua, descritto nel post. Questa immagine rappresenta visivamente il fenomeno e il suo impatto su un individuo in un ambiente di lavoro.

Attention Residue (ovvero Attenzione Residua) è un fenomeno psicologico portato recentemente all’attenzione generale da Sophie Leroy, Associate Professor dell’università di Washington.

Di che cosa si tratta? È ciò che si verifica nella nostra mente quando lasciamo dei task incompiuti, quando veniamo interrotti durante l’esecuzione di un task o anche quando prevediamo che, una volta che avremo la possibilità di svolgere il lavoro incompiuto o in sospeso, saremo costretti ad affrettarci a portarlo a termine. Il nostro cervello fatica a lasciar perdere questi compiti e li mantiene attivi nel retro della nostra mente, anche quando cerchiamo di concentrarci e di svolgere altre attività.

L’importanza di questo fenomeno risulta evidente quando pensiamo alla frequenza delle interruzioni nel nostro lavoro di tutti i giorni; la stessa Sophie Leroy ha calcolato una media di 10 interruzioni al giorno, con un 15% di persone che segnala oltre 20 interruzioni al giorno. Un’altra ricerca nei settori IT e Healthcare ci dice che le interruzioni arrivano ogni 6-12 minuti. Il fenomeno dell’attenzione residua fa sì che le nostre capacità cognitive siano suddivise ogni volta tra il task che stavamo completando e l’interruzione, con un aumento dei tempi, dello stress e degli errori. L’intensità del fenomeno aumenta all’aumentare della fretta di chiudere il task che è stato interrotto. È stato però dimostrato che se prima di interrompere il task a cui stavano lavorando le persone hanno la possibilità di scrivere un piano per riprendere il lavoro dopo l’interruzione (basta un minuto) l’intensità del fenomeno diminuisce notevolmente.

L’abitudine a tenere delle lunghe liste To-Do sembra invece aumentare il fenomeno dell’attenzione residua, a causa della pressione generata dal fatto di sapere che abbiamo tante cose in sospeso.