Il calendario è sacro

Un moderno spazio di lavoro digitale con una persona che gestisce il proprio tempo in modo efficace utilizzando un calendario digitale sullo schermo del computer.

Stando ai dati disponibili in rete solo una persona su tre utilizza sistematicamente il calendario come parte del proprio Sistema di Attenzione e Memorizzazione, sfruttandolo eventualmente solo per registrare gli appuntamenti. È un vero peccato! Rivediamo insieme le best practices (BP) sull’uso di questo strumento. 

  • BP1 – Sul calendario devono essere riportate tutte le azioni che desideriamo svolgere in una data specifica e/o in un orario specifico. 
  • BP2 – Tutte le azioni che desideriamo svolgere ma per cui non abbiamo ancora stabilito una data e/o un orario devono essere registrate in un altro strumento
  • BP3 – A inizio settimana decidiamo quali azioni devono essere inserite nel calendario della settimana, bilanciando i nostri ruoli / valori / aree di responsabilità / goal / etc. Abbiamo cura di lasciare spazio sufficiente per inserire eventuali imprevisti. 
  • BP4 – A inizio giornata decidiamo quali azioni devono essere inserite nel calendario della giornata. Anche in questo caso abbiamo cura di lasciare spazio sufficiente per inserire eventuali imprevisti. Dividiamo la giornata in timebox / work beat per mantenere il controllo.
  • BP5 – Durante la giornata facciamo tutto il possibile per rispettare quanto abbiamo annotato sul calendario.
  • BP6 – A fine giornata valutiamo com’è andata, riflettiamo sugli imprevisti e rischeduliamo quando necessario. 
  • BP7 – A fine settimana valutiamo com’è andata, riflettiamo sugli imprevisti e ripartiamo da BP3

…il tempo deve essere afferrato con due mani e tenuto stretto, altrimenti scappa via!

Il metodo Strikethrough

Immaginate una scrivania ben organizzata, dove una penna tradizionale e un pezzo di carta sono al centro dell'attenzione.

Il metodo Strikethrough non è un vero e proprio sistema di produttività individuale, ma un sistema per la cattura proposto da Mike Vardy e simile per certi versi al Rapid listing del metodo Bullet Journal. L’autore parla di “gateway verso altri metodi”. Il metodo Strikethrough prevede l’uso di carta e penna il seguente processo a quattro passi:

1. Idee e task sono registrati su carta

2. Gli elementi completati sono barrati (strikethrough)

3. Gli elementi che non possono essere gestiti subito sono trasferiti su un sistema di task management o note taking. Gli elementi trasferiti sono marcati con una freccia.

4. Un elemento non marcato in alcun modo deve ancora essere processato.

È possibile aggiungere dei contesti a ciascun elemento.Ad esempio Mike Vardy dichiara di utilizzare dei contesti basati sull’energia disponibile (High / Normal / Low / Errand) e sulle aree di responsabilità (Professionale, Personale, Generale). I contesti sono registrati su carta insieme alle idee e ai task utilizzando un codice colore per le aree di responsabilità e le iniziali H/N/L/E per i livelli di energia. Sono d’accordo con l’autore del metodo quando dice che durante la fase di cattura è importante registrare in modo rapido e semplice quante più informazioni di contesto possibile, e che la carta è lo strumento ideale per questa attività.

Esperimenti di produttività individuale

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Esattamente un anno fa ho iniziato a utilizzare il metodo Bullet Journal come supporto alla mia applicazione del metodo GTD®. Insieme a GTD® e Bullet Journal ho studiato e sperimentato tecniche ed approcci provenienti da altri autori; Personal Kanban, di Jim Benson e Tonianne DeMaria Barry, DTD di Mike Williams e PARA di Tiago Forte, ma anche Francesco Cirillo con la sua Pomodoro Technique, Nir Eyal con il suo Indistractable., e tanti altri. In una nuova serie di post vi racconterò che cosa ne è uscito fuori.

Aree di responsabilità

Livello 2 degli orizzonti di attenzione GTD®, oggi lo uso molto meno. Secondo me le aree di responsabilità servono solo a verificare quanto tempo dedichiamo a ciascuna delle “fette” della nostra vita; senza farla tanto complicata tengo sotto controllo tre “fette” denominate Io, Famiglia e Lavoro, e verifico quanto tempo dedico ogni settimana a ciascuna fetta.

Calendario

L’uso che faccio del calendario è rimasto sostanzialmente inalterato. Uso Google Calendar, sincronizzato con iCal e con Todoist, per la gestione dei miei impegni quotidiani. Le persone che vogliono prendere un appuntamento direttamente sul mio calendario possono farlo utilizzando Calendly. Non uso appuntamenti a giornata intera. Applico le tecniche del Timeboxing e del Timeblocking, insieme alla Pomodoro technique (vedi più avanti).

Chiarire

Secondo passo del workflow GTD®, fino a un anno fa lo consideravo fondamentale, oggi non lo applico praticamente più. Consiste nel trasformare ciò che è stato intercettato (vedi) in modo da ricondurlo a sei categorie fondamentali; cestino, riferimento, incubazione, azione delegata, progetto, prossima azione. Oggi ciò che è stato intercettato resta nel mio diario giornaliero sul mio Bullet Journal (vedi) e viene eventualmente migrato in seguito (vedi) in un’altra pagina.

Liste 

In GTD® esistono quattro liste fondamentali (Progetti, Prossime Azioni, In attesa, Calendario) e due liste opzionali (Agenda e Un giorno / Può darsi). Un anno fa avevo tutte le liste su Todoist (vedi), oggi non ho più le liste GTD®, ma una sequenza di Diari Giornalieri (vedi) in cui registro azioni, note, stati d’animo ed eventi.  

Pomodoro Technique

Come sapete questa tecnica consiste nell’alternare intervalli di lavoro concentrato della durata di 25’ con pause della durata di 5’. Ogni quattro pomodori da 25’ faccio una pausa lunga di 20. Utilizzo come app a supporto di Pomodoro BeFocused, che sincronizza i miei dati su Mac, iPhone e Apple Watch. Di BeFocused trovo indispensabile il ticchettio dell’app che simula quello del pomodoro da cucina, e mi ricorda che non devo distrarmi. Sono anche molto utili i report del tempo che ho impiegato per svolgere una certa attività e che mi consentono di stimare la durata del mio lavoro con buona precisione. Il concetto di Workbeat in Doing To Done è molto simile (vedi).

Progetti

In GTD® un progetto è un risultato costituito da più passi che può essere raggiunto al massimo entro un anno.

La lista progetti è una delle liste fondamentali di GTD®; oggi come oggi la uso molto meno di una volta. Questo perché applico un suggerimento di Tiago Forte; un progetto è veramente tale se ha una data di scadenza fissa, altrimenti non è un progetto (secondo Tiago Forte è un sogno, non sono d’accordo). Il materiale relativo ai progetti è archiviato su cartelle della mia posta elettronica e/o su cartelle del file system del mio Mac, in accordo con la lettera P del sistema PARA (vedi)

Timeboxing

Questa tecnica consiste nel riservare un intervallo di tempo avendo deciso a priori per cosa si intende utilizzarlo. Utilizzo questa tecnica insieme alla tecnica Pomodoro (vedi)

Timeblocking

Questa tecnica consiste nel riservare un intervallo di tempo senza specificare per cosa lo si utilizzerà. In genere quando ho una giornata di tempo discrezionale a mia disposizione la blocco per evitare che persone richiedano appuntamenti utilizzando Calendly.

Workbeat

Tecnica proposta da Mike Williams in Doing To Done che consiste nell’individuare nel corso della giornata intervalli di tempo caratterizzati da un’intenzione specifica; gli intervalli possono durare cinque minuti, quindici minuti o più di quindici minuti. Ogni intervallo inizia in modo consapevole (IN), prosegue con l’esecuzione di un’attività specifica (DO) e termina con il riconoscimento di aver completato l’attività (WIN)

Getting Things Done prima di David Allen

Copertina del libro Getting Things Done di Edwin C. Bliss

Chi mi segue da un po’ di tempo sa che ho pubblicato parecchi post in cui ho fatto notare come GTD® sia stato oggetto di innumerevoli tentativi di imitazione, come la Settimana Enigmistica. Approfondendo ho scoperto che anche David Allen si è “ispirato” a fonti precedenti. Guardate l’immagine aggiunta al post; si tratta del libro “Getting Things Done: The ABCs of Time Management” di Edwin C. Bliss, pubblicato per la prima volta nel 1976, e nuovamente nel 1991. Praticamente un quarto di secolo prima di GTD®. Il libro, che potete consultare gratuitamente nell’Internet Archive, https://archive.org , contiene un lungo elenco di trucchi di produttività in ordine alfabetico. Ad esempio questo: “Una scrivania disordinata è una perdita di tempo. Si può perdere tempo a cercare un file importante o a gestire la posta ‘spazzatura’ che avrebbe dovuto essere riciclata. È una distrazione di oggetti diversi che si trovano alla vista e che compromettono il filo dei pensieri. Ci si può concentrare solo su una cosa alla volta: avere sei file urgenti aperti contemporaneamente fa sì che non si presti la massima attenzione a nessuno di essi! Prendetevi 5 minuti alla fine della giornata per liberare la scrivania, mettere via i file e riciclare la posta indesiderata del giorno.”
Niente di nuovo sotto il sole…

Paper anchor e GTD®

L'immagine inizia con un mattino sereno, dove annoti le tue 5 azioni principali per la giornata su un pezzo di carta che rimane ben visibile accanto a te. Al termine della giornata, il pezzo di carta viene appallottolato e gettato via, pronti per iniziare di nuovo il giorno successivo.

Quando si inizia ad applicare GTD® è inevitabile riempire le liste prossime azioni di cose che non saranno mai portate a termine. Ricordo un partecipante a una mia sessione di coaching che aveva una lunghissima lista prossime azioni e aveva deciso di marcare con un asterisco le azioni che considerava urgenti. Purtroppo erano tantissime anche quelle, per cui a un certo punto decise di mettere due asterischi alle azioni “molto urgenti”, per poi dover mettere tre asterischi alle azioni “urgentissime”.

La soluzione definitiva a questo problema è imparare a valutare in maniera oggettiva durante la Weekly Review® quello che riusciremo davvero a fare durante la settimana; nel frattempo puoi provare un rapido sollievo utilizzando la tecnica Paper Anchor (ancora di carta), proposta tra gli altri da Juliet Funt . Applicarla è semplicissimo; al mattino scrivi su un pezzo di carta le 5 azioni che ritieni più importanti per la giornata, e tieni il pezzo di carta bene in vista accanto a te per tutta la giornata. Arrivato a sera appallottola il pezzo di carta e buttalo via, anche se non hai completato le azioni; domattina ne scriverai uno nuovo. Fammi sapere se per te ha funzionato!

Bucket list

Per sette anni ho tenuto corsi GTD® Level 1 sentendo Rosa (il cartoon protagonista dei video del corso) parlare di “bucket lists” per indicare le liste GTD®, ma senza mai capire perché si parlasse di “liste secchio”. Finalmente (meglio tardi che mai…) ho scoperto che il termine fa riferimento all’espressione inglese “before you kick the bucket”, che ha un significato simile al nostro modo di dire “prima di tirare le cuoia”; in pratica prima di morire. Una “Bucket List” è dunque una lista delle cose che vogliamo fare prima di morire. Il termine è stato reso popolare dal film “The Bucket List”, con Jack Nicholson e Morgan Freeman, uscito in Italia con il titolo “Non è mai troppo tardi”. La trama del film segue un ricco signore a cui viene diagnosticato un sarcoma al cervello. Purtroppo, gli restano solo 6 mesi di vita. Consapevole della sua imminente morte e spinto dal suo compagno di stanza in ospedale, che è anch’egli terminale, decide di compilare una lista di cose da fare prima di morire; la Bucket List

Le dieci abitudini di ZTD

Mostra un ambiente sereno e organizzato, simboleggiando la semplicità e la tranquillità della ZTD, e integra sottilmente le soluzioni che offre ai problemi comuni incontrati con GTD.

No, non mi sono sbagliato… ZTD è una metodologia di produttività individuale suggerita da Leo Babauta a chi ha problemi a implementare GTD®. Secondo Babauta i problemi che si possono incontrare con GTD® sono cinque:

  1. GTD® richiede l’introduzione contemporanea di troppe nuove abitudini
  2. GTD® non si concentra sull’esecuzione dei task
  3. GTD® ha troppa poca struttura per la maggior parte delle persone
  4. GTD® tende a farci fare troppe cose
  5. GTD® non si concentra abbastanza sui nostri obiettivi

Per risolvere questi problemi Babauta suggerisce di introdurre (una – due alla volta) queste dieci abitudini:

  1. Annotate tutti i compiti, le idee, i progetti o altre informazioni che vi vengono in mente.
  2. Prendete decisioni rapide su ciò che avete annotato, non rimandate.
  3. Elencate ogni settimana gli obiettivi più importanti che volete realizzare e schedulateli. Ogni giorno, create un elenco di 1-3 Most Important Task.
  4. Svolgete un compito alla volta, senza distrazioni
  5. Create semplici liste To-Do, da controllare ogni giorno
  6. Mettete le cose al loro posto, subito, invece di accumularle per ordinarle in seguito.
  7. Rivedete settimanalmente il sistema e gli obiettivi
  8. Riducete i vostri obiettivi e compiti a ciò che è essenziale
  9. Stabilite e mantenete delle routine
  10. Cercate un lavoro che vi appassioni

Il metodo Ivy Lee

Ivy Lee

Come sapete negli ultimi otto anni ho insegnato a molte centinaia di persone a utilizzare il metodo GTD®, pensando che fosse il metodo di produttività migliore disponibile su piazza. Personalmente devo molto a GTD® e al team della David Allen Company; oggi però mi sono convinto che il metodo migliore di produttività… semplicemente non esiste. Ci sono molte idee in circolazione, alcune molto diffuse, altre meno, e chiunque di noi può costruire un metodo personalizzato basandosi sulle pratiche disponibili, a seconda delle proprie necessità. Prendiamo ad esempio un metodo “storico”, il metodo Ivy Lee; è incredibilmente semplice, ma sono certo che può migliorare la produttività di parecchie persone – anche di chi già applica GTD®.  Il metodo risale al 1918, quando Charles Schwab, presidente della Bethlehem Steel Corporation, chiese a un business consultant (Ivy Lee, nella foto) di illustrare ai propri dirigenti un metodo per portare a casa più risultati. Ecco il metodo:

1. Alla fine di ogni giornata lavorativa, scrivete le sei cose più importanti che dovrete realizzare domani. Non scrivete più di sei task.

2. Mettete in priorità questi sei task in base alla loro reale importanza.

3. Iniziando a lavorare il giorno successivo concentratevi solo sul primo compito. Lavorate fino a quando il primo compito è terminato prima di passare al secondo.

4. Affrontate il resto dell’elenco nello stesso modo. Alla fine della giornata, spostate le voci non concluse in un nuovo elenco di sei compiti per il giorno successivo.

5. Ripetete questo processo ogni giorno lavorativo.

Semplice, no? Buon divertimento….

Utilizzo del Pomodoro Core Process

Timer da cucina a forma di pomodoro

Utilizzo il Pomodoro Core Process da molto prima di conoscere GTD®. Anche se penso lo conosciate tutti ne riepilogo i passi principali:

1. Scegliere un task

2. Impostare un Pomodoro Timer a 25 minuti

3. Lavorare sul task fino a quando il timer non suona, quindi marcare il task come completato

4. Fare una breve pausa (iniziare con 5 minuti)

5. Ogni 4 Pomodoro fare una pausa più lunga

Il Pomodoro Core Process è il cuore della Pomodoro Technique, un approccio alla produttività personale “tipo GTD®” ideato da Francesco Cirillo, https://francescocirillo.com/products/the-pomodoro-technique

In passato ho usato il Pomodoro solo in modalità “Deep Work”, ovvero quando dovevo rimanere concentrato per lunghi periodi di tempo, ad esempio per realizzare il materiale di un corso.

Ho deciso di estendere l’uso della tecnica a tutte le attività di una  giornata, corsi esclusi, in modo da valutare con buona precisione a fine giornata quanto tempo ho dedicato alle diverse attività lavorative. Utilizzo per questo scopo una vecchia app gratuita su Mac, che si chiama Pomodoro Desktop e che temo non sia più disponibile. Trovo anche utilissimo il ticchettio di sottofondo dell’app, che mi aiuta a rimanere concentrato ricordandomi che per 25 minuti non devo accettare distrazioni. In un prossimo post vi racconterò in che modo ho integrato il Pomodoro nel mio sistema di organizzazione personale.

Interstitial journaling

persona che scrive su un quaderno avendo accanto un macbook

L’Interstitial Journaling (IJ) è stato introdotto da Tony Stubblebine, il CEO di Medium. L’idea di base è molto semplice; invece di tener traccia delle cose da fare con una To-Do List, ne teniamo traccia con un diario, cartaceo o digitale. Si tratta di introdurre nelle nostre routine una piccola abitudine aggiuntiva; ogni volta che cambiamo contesto annotiamo su carta o in modo digitale le seguenti informazioni:

  1. L’orario
  2. Riflessioni sull’attività appena terminata
  3. Riflessioni sulla prossima attività a cui vi dedicherete

Questa idea semplicissima mi sembra geniale, e inizierò ad applicarla oggi stesso. I benefici sembrano numerosi:

  • pianificazione accurata della prossima azione, e del relativo materiale di riferimento
  • registrazione delle lezioni apprese dalle attività precedenti
  • tracking del tempo impiegato in ogni azione
  • tracking del tempo perso per interruzioni e distrazioni
  • consapevolezza dei cambi contesto, ecc…

Per ulteriori approfondimenti potete leggere questo articolo di Ryder Carroll in cui l’autore mostra come incorporare l’Interstitial Journaling nel metodo Bullet Journal, o l’articolo originale di Tony Stubblebine.