Ta-Da List

Illustra il concetto di una lista-Ta-Da che mostra una persona che si trova di fronte a una grande lavagna colorata piena di segni di spunta e stelle e completata.

No, non ho sbagliato a scrivere…

Le Ta-Da List sono liste in cui scriviamo le cose che abbiamo completato durante la giornata, invece di scrivere le cose che dobbiamo ancora fare (To-Do List). Perché dovremmo fare una cosa del genere? La risposta è semplice; perché tendiamo a dimenticare tutte le cose che abbiamo portato a termine durante la giornata. Sono sicuro che siete perfettamente in grado di elencare tutte le cose che dovete fare; lo so perché è un esercizio che facciamo durante i corsi DTD® e GTD®, e i partecipanti in pochi minuti elencano 20-30 task ricavandoli dalla loro memoria. Sono abbastanza sicuro, però, che non siete in grado di elencare facilmente i task che avete portato a termine oggi, o ieri, o lunedì scorso. Questo è un peccato, perché tendiamo a dimenticare gli obiettivi che abbiamo raggiunto. Io non uso vere e proprie liste Ta-Da, ma ottengo lo stesso beneficio utilizzando il mio Bullet Journal; mi basta rileggere le pagine delle scorse giornate per scoprire come ho utilizzato il mio tempo.

Obiettivi realistici

Secondo Mihaly Csikszentmihalyi per vivere esperienze ottimali è necessario darsi degli obiettivi realistici. David Allen, che si è ispirato a Mihaly Csikszentmihalyi, classifica questi obiettivi in Progetti in corso, Ambiti di interesse e di responsabilità, Obiettivi, Finalità e principi. Tiago Forte, che si ispira a David Allen, parla solo di Progetti e di Aree di responsabilità.

Ho riflettuto a lungo su queste classificazioni, e alla fine ho deciso che progetti, aree di responsabilità, obiettivi e finalità sono in fondo in fondo la stessa cosa; per semplicità userò il termine intenzioni, che secondo me rende meglio l’idea del termine “progetto”.

La nostra mente non può non generare intenzioni; siamo in qualche modo “condannati” a immaginare un futuro diverso dal presente. Fino a quando le intenzioni sono coerenti e allineate tra loro tutto va bene, e percepiamo armonia nella nostra mente; se le intenzioni sono in conflitto (pizza e birra o insalata?) percepiamo disordine nella nostra mente. In un prossimo post analizzerò i diversi tipi di intenzioni esistenti.

P.S. Il post lo scrivo da solo, l’immagine la prepara ChatGPT…

Tre tipi di obiettivi

Nel post precedente abbiamo stabilito che per vivere esperienze ottimali è importante darsi degli obiettivi. Secondo me è possibile individuare tre grandi categorie di obiettivi, e non due come dicono David Allen e Tiago Forte.

Il primo tipo di obiettivi è caratterizzato dall’applicazione a tempo indeterminato di un processo, come ad esempio “Voglio tenere casa pulita”. David Allen e Tiago Forte chiamano questi obiettivi “Aree di responsabilità”.

Il secondo tipo di obiettivi è caratterizzato dall’applicazione di un processo per raggiungere progressivamente un obiettivo che però continua a spostarsi in avanti, come ad esempio “Voglio imparare l’inglese”. David Allen e Tiago Forte non considerano questo tipo di obiettivi.

Il terzo tipo di obiettivi è caratterizzato da gruppi di azioni che nel loro insieme consentono di raggiungere un risultato in un istante temporale specificato, come ad esempio “Voglio vincere il torneo di briscola di sabato”. David Allen e Tiago Forte chiamano questi obiettivi progetti, e danno loro una grande importanza. Questi obiettivi generano però un problema; spostano nel futuro l’esperienza ottimale. Ci illudiamo che una volta concluso il progetto saremo felici, ma – nel caso migliore – la felicità è di breve durata e dobbiamo far partire subito un altro progetto.

Felicità, un altro punto di vista psicologico

Come probabilmente avete intuito in questo periodo la mia riflessione si è (temporaneamente) spostata dall’analisi delle tecniche e degli strumenti di organizzazione personale alla ricerca del motivo per cui dovremmo dotarci di un sistema di organizzazione personale. Più o meno tutti gli autori, David Allen incluso, ci dicono che dovremmo dotarci di un sistema per vivere meglio, e più o meno tutti quanti dicono che vivere meglio significa provare più pace, soddisfazione e gioia. David Allen chiama questa esperienza “esperienza produttiva”, mentre Mihaly Csikszentmihalyi chiama questa esperienza “Flow”.

David Allen dice che per raggiungere l’esperienza produttiva occorre applicare GTD®, Mihaly Csikszentmihalyi dice che per raggiungere il Flow è necessario applicare il processo che ho descritto nel post di ieri.

Ho trovato altri utili spunti in un’intervista di Andrew Huberman (neuroscienziato) a Paul Conti (psicologo esperto in benessere mentale). Secondo Paul Conti per provare più pace, soddisfazione e gioia è necessario partire da una posizione di agenzialità (Agency) e gratitudine. Agency fa riferimento alla nostra capacità di prendere decisioni autonome e di agire in base alle proprie scelte e convinzioni, mentre la gratitudine consiste nel riconoscere e apprezzare gli aspetti positivi della vita, sia che si tratti di eventi, persone o circostanze.

Trovo interessante come l’agenzialità sia presente in David Allen (“Command e Commander”) e in Mihaly Csikszentmihalyi, mentre nessuno dei due fa esplicitamente riferimento alla gratitudine.

Ma nell’intervista di Huberman a Conti c’è molto di più….

La Ruota della Vita

Credo conosciate tutti le Aree di Responsabilità, definite come responsabilità a lungo termine che desideriamo gestire nel tempo. Questo concetto è presente in Getting Things Done, nel metodo PARA e in Doing To Done, e probabilmente in molti altri metodi che non conosco. 

Ho scoperto di recente che il concetto è stato introdotto originariamente con il nome di “Ruota della Vita” negli anni ’60 da Paul J. Meyer. Meyer è stato il fondatore del Success Motivation Institute, ed è considerato da alcuni il pioniere dell’industria del Self-Improvement.

Numerosi studi scientifici (tra cui questo https://www.researchgate.net/publication/365375169_The_Wheel_of_Life_as_a_Coaching_Tool_to_Audit_Life_Priorities) dimostrano che si tratta di uno strumento valido per il miglioramento personale.

Lo strumento è molto semplice; si selezionano le aree ritenute più importanti nella propria vita (in genere Affari/Carriera, Finanze, Salute, Famiglia e amici, Relazioni sentimentali, Crescita personale, Divertimento e svago,  Ambiente fisico e Contributo) e si assegnano a ciascuna area due punteggi da uno a dieci; il primo indica il livello attuale di energia investita nell’area, e il secondo l’energia che si intende investire nella stessa in futuro. La differenza tra le due valutazioni può essere usata per individuare le proprie priorità. 

Fatemi sapere se funziona per voi!

Entrare nello stato di flow

Secondo David Allen il metodo Getting Things Done serve a trascorrere quanto più tempo possibile in uno stato chiamato “Esperienza produttiva”. Un concetto simile è stato espresso da Mihaly Csikszentmihalyi nel suo libro “Flow, the Psychology of Optimal Experience”. Csikszentmihalyi ha ideato un metodo per misurare in modo quanto più possibile oggettivo il livello di esperienza ottimale (flow) percepito dalle persone. 

Csikszentmihalyi ha anche proposto un processo in cinque passi per trasformare qualsiasi attività in un’esperienza ottimale; eccolo di seguito.

  1. Definire un obiettivo complessivo e quanti più sotto-obiettivi possibile
  2. Misurare il proprio progresso confrontandolo con gli obiettivi
  3. Mantenere la concentrazione e definire sempre meglio le sfide presentate dalle attività svolte per raggiungere gli obiettivi.
  4. Sviluppare le abilità necessarie a gestire le opportunità che si presentano durante lo svolgimento delle attività
  5. Rendere più difficile il compito se l’attività diventa noiosa

Pseudoscienza

All’inizio della mia ricerca sull’organizzazione personale, circa dieci anni fa, ero attratto da qualsiasi metodo, purché fosse chiaro e apparisse logico. Dopo molti anni ho capito che la logica non è sufficiente, perché si corre il rischio di cadere nella pseudoscienza. Questo termine fa riferimento a quelle credenze, metodologie o pratiche che si presentano come scientifiche, ma che non rispettano i metodi rigorosi e le verifiche empiriche che caratterizzano la scienza. Ecco alcuni indizi per riconoscere la pseudoscienza:

  • Nessuna verifica: Le pseudoscienze spesso si basano su teorie che non possono essere testate o verificate attraverso esperimenti riproducibili.
  • Non falsificabilità : In scienza, una teoria deve essere falsificabile, il che significa che deve essere possibile dimostrare che è falsa. Le pseudoscienze spesso presentano teorie che non possono essere falsificate.
  • Uso di aneddoti: Le pseudoscienze si affidano spesso a storie e aneddoti personali piuttosto che a prove scientifiche rigorose.
  • Nessuna peer review: Gli pseudoscienziati non pubblicano i loro risultati in riviste scientifiche sottoposte a revisione paritaria.
  • Rifiuto della critica: I sostenitori delle pseudoscienze spesso rifiutano o ignorano le critiche e le prove contrarie.
  • Uso di linguaggio scientifico senza sostanza: Le pseudoscienze possono utilizzare termini tecnici o scientifici senza aderire ai principi scientifici reali.

È doveroso ricordare che David Allen ha pubblicato una seconda edizione del suo GTD® nel 2015 con un capitolo aggiuntivo dedicato a raccogliere le prove scientifiche a supporto della bontà del metodo.